giovedì 1 dicembre 2011

Rifiutato l'asilo politico a due profughi. Schieriamoci dalla loro parte!


Nella mattinata di Martedì 29 Novembre, la Polizia Locale di Corsico si è recata all’ Hotel Naviglio Grande dove sono ospitati 24 profughi, tra cui i 12 che furono trasferiti lì anzi tempo da Trezzano s/N. Di fronte ad una palpabile confusione generale ci è stato comunicato da un rappresentate delle forze dell’ ordine che tale visita rispondeva a due necessità: effettuare un controllo sulla reale presenza fisica quotidiana di tutti e 24 i ragazzi  nell’ hotel e notificare a due di questi, Godfred e Kofi, entrambi ghanesi ed entrambi provenienti da Trezzano, che la loro richiesta di asilo politico era stata respinta dalla commissione della prefettura incaricata di valutarne i requisiti.
Ciò che probabilmente ha pesato maggiormente nella decisione presa dalla commissione, è stata la mancanza (o la voluta minimizzazione nell’ intenzione di tutelare gli interessi dello stato, che vedrebbe in un rifugiato politico un ulteriore cittadino di cui farsi carico dovendolo equiparare in materia di esercizio della professione e di assistenza ai cittadini dello stato ospitante) di gravi indizi di persecuzione, discriminazione o mancanza di protezione nel paese di provenienza.
Sono stati presentati dei documenti a Kofi e Godfred che testimoniavano tale sentenza, senza però specificarne le motivazioni, e la possibilità di operare un ricorso entro trenta giorni. Qualora questo non venisse realizzato nel tempo stabilito diventerebbero automaticamente clandestini e sarebbero espulsi dal paese. Se venisse presentato ma ulteriormente respinto si convertirebbero, anche in questo caso, in immigrati irregolari.
Nel gruppo di Corsico sono i primi due ad aver ricevuto la decisione della prefettura. Probabilmente otterranno parere negativo anche gran parte dei restanti 22, pur avendo alle loro spalle storie tragiche e segnate da innumerevoli peripezie, soprusi e difficoltà tali da non poter, in numerosi casi, assolutamente tornare nei loro paesi d’origine.
Lo sconcerto  fra i ragazzi era estremamente tangibile. Dopo essere stati costretti a lasciare la Libia, paese nel quale lavoravano e vivevano degnamente, a causa della guerra generata dal colpo di stato organizzato dai ribelli dell’est e sostenuto da gran parte dell’ opinione pubblica e politica italiana, dai contingenti militari e dalle bombe NATO, sganciate da più di 300 aerei (tra cui 12 italiani), dopo aver affrontato un viaggio pericolosissimo stipati in barchette fatiscenti per più giorni senza poter bere, mangiare o muoversi, si vedono rifiutati e abbandonati anche dal paese in cui, più o meno volontariamente, avevano cercato rifugio.
Questa situazione, ovviamente, non è specifica del gruppo di Corsico, come loro moltissimi altri rifugiati in tutta Italia stanno ottenendo o otterranno il medesimo trattamento. Mentre crescono le organizzazioni e i comitati in loro sostegno e forme di protesta organizzate, basti pensare al sit-in organizzato dai profughi di Pieve Emanuele davanti alla prefettura di Milano alla quale hanno partecipato anche esponenti del gruppo corsichese, diventa di fondamentale importanza tenere alta l’attenzione sugli sviluppi delle loro richieste d’asilo e sulla loro permanenza in Italia, decidendo di schierarsi senza sé e senza ma dalla loro parte, supportandoli in un ulteriore difficile battaglia per la vita, che ancora una volta, seppur con modalità e caratteristiche diverse, si sono trovati costretti a dover combattere.

Mattia Scolari

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