In questo post pubblichiamo la storia di uno dei ragazzi africani ospitati all’ Hotel Eur di Trezzano. Questo ragazzo, di appena 21 anni, è gentilissimo e veramente una brava persona. Abbiamo stretto un forte legame con lui e ci dispiace moltissimo che sarà tra quelli che verranno spostati dalla questura verso una nuova destinazione che presumibilmente dovrebbe essere l’ Hotel Naviglio Grande di Corsico. Venerdì 9, in mattinata, saremo lì a protestare anche per lui, perché i suoi diritti e le sue richieste vengano rispettati .Ovviamente non lo abbandoneremo, continueremo a mantenerci in contatto, perché lui possa continuare a sentirsi amato e ben accetto. Pochi giorni fa ha ottenuto dalla questura di Milano il permesso di soggiorno e l’ ok per poter svolgere una qualsiasi attività lavorativa. Speriamo che questa pubblicazione possa aiutarlo a realizzare il suo sogno più grande: trovare un occupazione e poter restare nel nostro paese.
Mi chiamo Mohammed Awal Salif Wajah. Sono nato in Ghana il 15-03-1990 e vengo dal nord est del paese, dalla regione di Baw Ku. Mio padre apparteneva alla tribù “Dagomba” mentre mia madre alla tribù “Cocomba”. Entrambe le tribù si trovano nella medesima regione e purtroppo sono entrambe in guerra l’una contro l’altra. Nel 1998 mio padre morì a causa di tale guerra e così numerose altre persone della mia famiglia morirono sempre a causa di questa, nella cittadina di Chabobo. A causa di questi fatti mia zia scappò in Libia. Mia madre decise quindi di scappare con me in Libia, per raggiungere mia zia e per salvarmi la vita, nel 1998 quando avevo 8 anni. Sono l’unico figlio rimasto in vita dei miei genitori. Per raggiungere la Libia ci impiegammo 10 giorni. Vivemmo i primi 5 anni nel villaggio chiamato Gattron, successivamente ci trasferimmo a Zawiya quando avevo 13 anni, nel 2003. A quell’ età mia madre mi rivelò ciò che successe alla mia famiglia in Ghana. Mi spiegò come nel nostro paese non era rimasto nessuno dei miei parenti e che quindi avremmo dovuto costruirci una nuova vita in Libia. Non posso più tornare nel mio paese soprattutto per la guerra che tutt’ ora incorre tra le 2 tribù della mia regione. In Libia facevo il conduttore di trattori ed ero estremamente abile nella mia occupazione, ma quando scoppiò il conflitto dovetti abbandonare il mio lavoro. Non potevamo andare in nessun luogo: tornare in Ghana per noi significherebbe la morte. Mia madre è inoltre molto vecchia e ciò rendeva ancora più difficile la possibilità di fuggire. La guerra è mostruosa, solo per questo abbiamo deciso di tentare la fuga ma fummo catturati e imprigionati da alcuni soldati. Eravamo più o meno 400 ad essere imprigionati, molti di questi morirono e fra essi anche mia madre. Chi sopravvisse, come me, venne messo su una nave imbarcata verso una direzione ignota. Dopo quattro giorni di navigazione arrivammo in Italia e venni trasferito a Trezzano. Sono qui per iniziare una nuova vita, vorrei restare a Trezzano perché qui mi trovo bene, ma verrò probabilmente spostato a Corsico. Vorrei fare un appello ai cittadini italiani che fin’ ora sono stati molto buoni con me : “Aiutatemi a restare in Italia!”. Grazie di tutto.
Mohammed
*Ovviamente Mohammed non sa ancora scrivere ne parlare fluentemente in italiano, anche se con costanza e tenacia ed un dizionario come amico, riesce già ad articolare qualche frase nella nostra lingua che, dobbiamo ricordarlo, per queste persone, è molto difficile da imparare. Il testo è stato scritto in Inglese, idioma che maneggia sia dal punto di vista della scrittura che della parola con estrema bravura. La traduzione in italiano è stata curata da noi.