domenica 11 marzo 2012

Ricordare tutto


Il 30 Marzo 2004 con la legge 92 viene istituito il 10 Febbraio come “giorno del ricordo, “per ricordare la triste vicenda delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati di lingua italiana nel secondo dopoguerra.
Il  rispetto per questa tragedia è profondo, forte il sentimento di solidarietà umana per  chi innocente dovette abbandonare la propria terra.
Ma questo non ci può far tacere sul tentativo che attraverso una ricostruzione storica che oggi, col  consenso quasi unanime di tutto l’establishment politico istituzionale a cominciare dal Capo dello stato, tende a proporre e ad avviare un inarrestabile ondata di revisionismo storico, di matrice conservatrice e reazionaria, (in questo caso propriamente di vecchia cultura fascista!)  per compiere una operazione di revisionismo ideologico finalizzata a fare sparire, in un’indecente par condicio, la differenza sostanziale fra massacratori nazifascisti e chi si è sollevato e ha combattuto contro di loro.
Omettendo di parlare, per esempio, di quello che ha significato l’annessione dell’Istria all’Italia alla fine della prima guerra mondiale quando , anziché scegliere la strada del rispetto per le minoranze, si scelse quella dell’assimilazione forzata e brutale.
Se si leggono i rapporti dei prefetti e dei gerarchi fascisti questa campagna viene descritta con differenti locuzioni: “assimilazione”, “italianizzazione”, “nazionalizzazione” “bonifica etnica”, “epurazione etnica”. Ma il significato è lo stesso: annientamento di un popolo. Come hanno scritto  i quattordici storici  italiani e sloveni della commissione mista, in quel loro documento purtroppo dimenticato, “ il fascismo cercò di realizzare nella Venezia Giulia un vero e proprio programma di distruzione integrale dell’identità nazionale Slovena e Croata.
Per non parlare poi dell’aggressione militare dell’aprile 1941. Dagli archivi delle Nazioni Unite emerge un dato che dovrebbe far tacere chi colpevolmente strumentalizza la giornata del ricordo per gli avvenimenti, sicuramente tragici e da rispettare per chi è morto innocente, delle foibe e dell’esodo: 300.000 persone furono uccise durante l’occupazione dall’esercito italiano in Jugoslavia.
 Nei campi di concentramento italiani furono rinchiusi più di 100.000 iugoslavi( uomini, donne, bambini), e dove 11.606 vi morirono (quelli accertati).
Quasi 200.000 furono i civili uccisi dai plotoni di esecuzione italiani, in quanto “ribelli e banditi”.
Nella sola Istria furono 60.000 gli slavi che in tre anni dovettero fuggire per non essere deportati nei lager italiani. 800 italiani furono dichiarati “criminali di guerra” dalla commissione per i crimini di guerra  delle Nazioni Unite e mai processati.
I morti accertati nelle foibe sono stati circa 2000(e non ci può essere nessun rallegramento di fronte a cifre che trattano di morte) però va sottolineato che furono decine di migliaia i fascisti e i collaborazionisti del nazismo che compirono ogni genere di atrocità soprattutto verso la popolazione civile, tutto questo documentato  storicamente in studi, archivi e in alcuni documentatissimi libri.
Presentare le Foibe come un crimine del comunismo contro un popolo inerme e innocente (gli italiani di Istria) è fare torto alla verità e alla storia! Le esecuzioni nelle foibe (ripeto: esecrabili sul piano umano e detestabili come tutti gli atti di violenza!) furono, però, sul piano della verità storica, nient’altro che una ritorsione, peraltro parziale, dei popoli slavi e dei partigiani di Tito contro la guerra scatenata e i crimini commessi contro di loro dai fascisti italiani e dai nazisti tedeschi. Come ovunque, ci furono certo dei morti innocenti o con responsabilità limitate,ma le guerre, tutte le guerre, scatenano i peggiori istinti della barbarie umana. In questo caso a scatenare l’aggressione e la guerra furono i fascisti e i nazisti (l’Italia e la Germania, all’epoca); su di essi ricade la responsabilità storica, politica e, in definitiva, morale di tutto quello che è venuto di conseguenza.
Per questo il modo più rispettoso e corretto di far luce su questi drammatici eventi è quello di ricostruirne il contesto storico. Contesto storico che non può però limitarsi al solo periodo successivo all’armistizio ma, deve comprendere gli oltre venti anni di politica nazionalistica di repressione e negazione dell’identità attuata ai danni delle minoranze slave da parte del regime fascista.
Così andarono le cose e così andrebbero ricordate.

Maauro Scolari

*Tratto dal N°13 de "Le Voci del Naviglio"



                                                                                         

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