La Repubblica Popolare Democratica di Corea, meglio conosciuta come Corea del Nord, nacque nel 1945 a seguito della capitolazione giapponese e la liberazione del territorio dall’oppressione coloniale.
Di questo
paese viene da sempre mostrata un’immagine distorta e poco veritiera, accusandone
i vertici politici di aver costituito un mostruoso regime totalitario capace di
qualsiasi nefandezza. Alla base vi è ovviamente l’interesse di quelle potenze
che, durante la guerra guerra fredda e, oggi, in seguito all’ascesa cinese, si
sentono in dovere di poter screditare chiunque non si sottometta al padrone
statunitense.
Il libro di
Davide Rossi “Pyongyang, l’altra corea”, diario di viaggio dei 10 giorni
vissuti nella capitale nordocreana, vuole innanzitutto smentire gran parte delle
bugie e delle falsità raccontateci dai media occidentali e, in secondo luogo,
dare un visione veritiera, non deformata da stereotipi e pregiudizi, di questo
piccolo stato, che l’autore si appresta a definire un paese normale come tanti
altri.
Nella
prefazione, il professore Maurizio Scaini, docente di geo-strategia a Trieste, spiega
di come questo alone di mistero e terrore che aleggia in torno al “Regime
eremita” nordcoreano sia accentuato, inoltre, dalla mancanza di conoscenza del
paese da parte dell’ occidente, dal moment che dei circa 20.000 turisti che
ogni anno si recano a visitare il paese solo il 10% è europeo.
Uno degli
errori più grossolani commessi dai nostri media e politici locali è sicuramente
quello di definire la Corea del Nord un paese di ideologia “stalinista”, mentre
l’ideologia ufficiale è la “Juche”, pensiero teorizzato da Kim Il-Sung, padre e
primo presidente, che mira ad unire il confucianesimo, il marxismo-leninismo e
la stessa cultura coreana. Tratto distintivo il voler porre al centro della sua
riflessione la persona come artefice
del proprio destino, tanto che lo stesso Kim Il Sung la descrisse come l’idea
secondo cui: "l'uomo è il padrone di ogni cosa e decide ogni
cosa".
Nelle pagine
che raccontano il viaggio, Rossi, ci fa immergere nelle giornate, trascorse tra
il 10 e il 19 aprile del 2012, a Pyongyang, descrivendo le sue libere
passeggiate mattutine e nella romantica città notturna: “Depositati i bagagli, esco a fare due passi, sfidando la pioggia
senza ombrello. Smentendo ancora, anche in questo caso, le solite isterie dei
cronisti occidentali, mi muovo solo del tutto liberamente”.
Riporta delle
lunghe chiacchierate con la guida, Kim Won Il, che illustra le caratteristiche
principali ed aspetti inediti del paese; nota i sorrisi e la cordialità nei
gesti della gente e si sofferma, in modo particolare, ad osservare gli aspetti,
anche minimi, della normale vita quotidiana delle persone residenti nella
capitale. E’ nota al mondo occidentale, sempre in virtù della diffamazione nei
confronti della Corea, la notizia secondo cui regnerebbe un’ imposta
omologazione tra la popolazione; lo scrittore, pertanto, osservando i vestiti
indossati dalle persone afferma: “ciascuno è vestito come più gli pare, anche
se prevalgono abiti seri e scuri”.
Tra
indicazioni storiche e politiche, visite di monumenti e racconti di partecipate
e vissute manifestazioni popolari (alle quali ci tiene a precisare non è
imposto alcun obbligo di presenza, tanto che molte persone continuano il loro
tran tran giornaliero in giro per la città) ci porta a compiere un vero e
proprio viaggio nella storia di questo paese, rimanendo affascinato dalla
semplicità e dalla spensieratezza della vita tanto che i militari, accusati
dall’ occidente di essere lo strumento governativo utilizzato per opprimere e
controllare il popolo, “Dissodano terreni,costruiscono strade e, come ho visto
oggi a Pyongyang, si occupano della raccolta dell’immondizia e della sua
successiva differenziazione”.
Alla fine del diario vengono presentato una serie di leggi
coreane relative alle tematiche de lavoro,della salute e sulla tutela
dell’ambiente. La post fazione, infine, è curata da Flavio Pettinari, delegato
ufficiale per l’Italia della KFA(associazione di amicizia Italia Nord-Corea) il
quale, come noi, si augura che quest’ opera possa essere“da stimolo a chi
voglia approfondire o anche iniziare la conoscenza della Corea Socialista”.
F.S.
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