domenica 29 gennaio 2012

Intervista a Vittorio Ciocca, direttore de "Le Voci del Naviglio"


E’ ormai passato più di un anno dal N°0 de “Le Voci del Naviglio”. Qual è il bilancio dell’attività svolta sino ad ora e quali i risvolti positivi ottenuti da questo nuovo progetto editoriale?

Riuscire ad editare mensilmente uno strumento culturale, come ritengo essere “Le Voci del Naviglio”, è un’impresa impegnativa. Noi tutti del Comitato di redazione abbiamo piacevolmente “sacrificato” molto del nostro tempo nel compito che ci siamo assegnati. Posso dire, non senza una punta d’orgoglio, di poter tracciare un bilancio positivo. Vorrei spiegarmi meglio: la positività deriva dal fatto di essere riusciti a proporre un “prodotto” di buona fattura (ce lo riconoscono anche persone politicamente distanti da noi), con un riferimento certo, a sinistra ed economicamente autonomo, unica condizione che garantisce la vera libertà di stampa.
Secondo te è giusto affermare che la forza di questo giornale e forse anche la caratteristica che più lo rende apprezzabile risieda nei toni critici e, in alcuni casi, nelle posizioni scomode e di accusa assunte in alcuni articoli?

Al termine “tono critico” preferisco quello di “posizione scomoda” e diretta alla realtà che ci circonda. I fatti debbono essere evidenziati e spiegati, dichiarando apertamente che la visione è di parte. I nostri,  spesso, sono articoli che “mettono il dito nella piaga”. Si analizzano i fatti concreti e si forniscono delle interpretazioni chiare e determinate. Facciamo, però, anche dell’altro: riprendiamo argomenti di attualità (lavoro, pensioni, beni comuni, ambiente ecc.) e li approfondiamo, spesso con il contributo di collaboratori esterni. Il risultato è un lavoro corale e attento, che va in profondità e trova l’interesse di molti.

Questo progetto si propone di dar voce a quella parte politica alla sinistra del PD. Si è riusciti, secondo te, a riproporre, a livello locale, quelle posizioni radicali che sembrano ormai esser state accantonate dall’ informazione nazionale? Quali sono ora le prospettive future anche in ambito politico?

In termini più dichiaratamente politici (è in questo senso che ho inteso la domanda) è esattamente quello che ci siamo proposti di fare: dare voce a quelle rivendicazioni sacrosante che sono stati alla base di un reale progresso della società italiana e che ora fanno fatica a ritrovare una modalità per essere riproposte come meritano. A livello locale pensiamo di riuscire con una certa competenza ed autorevolezza a svolgere questo ruolo. La logica conseguenza è quella di “dare gambe” ad una formazione che, a livello politico-amministrativo, sappia essere presente e far sentire la propria autonoma voce. Già da ora possiamo dichiarare di essere pronti ad avanzare  idee, proposte, progetti e candidati credibili. Poi seguirà il momento del confronto, perché è indispensabile tener presente le modalità elettorali con cui si è chiamati al voto. Adesso, forse più di ieri, chi è interessato, può contare su una forza autonoma, consapevole e determinata.

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