venerdì 2 settembre 2011

Il Socialismo del XXI Secolo di A.V. Buzgalin


Nel 1996, a pochi anni dal crollo dell’ Unione Sovietica, il professore di economia e filosofia dell’ Università Statale di Mosca A.V. Buzgalin, scrisse e pubblicò nel proprio paese  quell’ opera conosciuta con il nome di “ Il Socialismo del XXI secolo”, che sarà modificata e ampliata successivamente ad un soggiorno a Cuba nell’ anno 2000. Tale saggio che si propone come oggetto di critica rivolto al movimento comunista del XXI secolo, è stato pubblicato sino ad oggi solamente in lingua russa, giapponese e spagnola. E’ annoverato fra i testi principali che hanno impulsato le discussioni e le modifiche subite negli ultimi anni dall’ ideologia socialista e dal movimento comunista mondiale. In esso, vengono analizzate le cause e le situazioni che hanno mostrato la necessità di formulare una nuova teoria politica, che potesse evitare gli errori commessi dal “socialismo reale” nel XX secolo e che potesse essere adattata ai nostri giorni, tenendo conto dei cambiamenti avvenuti nella società mondiale continuando a rispondere in maniera completa ed effettiva agli antichi interrogativi relativi alla costruzione del socialismo, le cui possibili risposte furono completo monopolio nel XX secolo di varie correnti di pensiero: gli stalinisti, i trotskisti e la nuova sinistra di fine secolo.
In cosa consiste la crisi della società borghese contemporanea e quali sono le condizioni oggettive e soggettive del socialismo? È la rivoluzione o la riforma la via ottima per la nuova società? È possibile che un solo paese possa costruire il socialismo? Qual è la forza motrice principale delle trasformazioni socialiste?

Tale teoria, presentata nei suoi caratteri generali dall’ autore, è conosciuta oggi giorno proprio con il termine di Socialismo del XXI secolo. La sua popolarità è dovuta al fatto che la formulazione nei suo caratteri più attuali e profondi è stata oggetto d’interesse da parte di numerosi studiosi e sostenitori del pensiero marxista, alcuni esempi sono T.Moulian, H.Dieterich, Marta Harnecker etc. E dal fatto che vari paesi, in primis Venezuela, Ecuador e Bolivia si siano avviati  verso la sua realizzazione concreta nei propri confini nazionali.
Il Socialismo del XXI secolo è, inoltre, l’ideologia politica della Federazione della Sinistra, primo soggetto politico italiano ad essersi aperto e ad aver compreso il potenziale storico di tale nuovo “movimento” di liberazione della classe lavoratrice dalle catene del potere burocratico-corporativista del capitalismo.
Per potersi addentrare in nuove soluzioni che sappiano rappresentare un sistema nuovo e diverso dal “socialismo reale” marxista-leninista, l’ autore analizza in un primo momento quali furono le cause oggettive e soggettive del fracasso di quello che fu ritenuto per quasi un secolo il sistema socialista per eccellenza: l’Unione Sovietica.
Buzgalin, ritiene  che le cause principali siano riassumibili in 3 punti:

1)LA PUTREFAZZIONE PICCOLO BORGHESE SIA DELLA MAGGIORANZA DELLA POPOLAZIONE, SIA DELLA CUPOLA DEL PCUS.
Dal “basso” sorse un conflitto fra il “deficit economico” e le aspirazioni di una popolazione con tendenze al materialismo e al conformismo. Dall’ “alto” invece, la descomposizione fu caratterizzata da tinte ancor più forti e irreparabili. La cupola del PCUS si era trasformata in una nomenklatura separata dai lavoratori, non controllata da essi, convertitasi in un soggetto completamente isolato dalla base (una sorta di aristocrazia feudale tende a precisare l’autore) che viveva chiusa in sè stessa, usufruendo di numerosi privilegi e dirigendo il paese con l’unico intento di rafforzare il proprio potere. Ciò comportò che i giovani della nomenklatura crebbero estremamente cinici, sognando di cambiare il potere per la proprietà e il capitale.

2)LA RICERCA DEI FONDAMENTI DEL SUCCESSO DEL SOCIALISMO NELLA PROPRIETÀ STATALE.
In questo modo le basi reali del socialismo vennero asfissiate: la creatività viva del popolo  e la democrazia di base che si sviluppa sino all’ autogestione. Secondo Buzgalin le chiavi della vittoria del nuovo socialismo dovranno essere l’ autoorganizzazione dal basso e il potere popolare.

3)La terza causa è strettamente relazionata con la prima: la deformazione piccolo borghese ha soffocato le aspirazioni libertarie del socialismo trasformandolo in una dittatura stalinista caratterizzata dai GULAG, dalla collettivizzazione forzata, l’ iscrizione obbligatoria, tessere di razionamento, subordinazione completa dei lavoratori allo stato etc. Soltanto negli anni ’20 e tra la fine degli anni ’50 e a prinicipio degli anni ’60 si può affermare, secondo l’ autore, che l’URSS ha potuto “imprigionare nell proprie vele il vento della storia” scommettendo verso uno sviluppo vantaggioso, valorizzando parte di quei settori tipici dell’ economia post-ondustriale: prima l’ elittrificazione e la rivoluzione culturale, la scienza e l’educazione poi.
Oggi giorno, tali settori sono rappresentati dalle tecnologie informatiche, medico-microbiologiche e una educazione tale da sviluppare le capacità innovatrici dell’ uomo. L’apertura e il rafforzamento dei settori post-industriali rappresenta l’ unica opportunità per i paesi della “periferiadel mondo” ( es. Cuba e la stessa Russia ) di sfuggire dal sottosviluppo economico. “Senza liberarsi del “deficit economico” è impossibile avanzare lungo il camino della creazione del socialismo”.

Il transito verso la nuova società è il transito dal mondo dell’ alienazione, “dal regno della necessità”, basato nel dominio della produzione materiale e nello sfruttamento dell’ uomo, al “regno della libertà”: al mondo della cultura, del lavoro creativo, dello sviluppo libero e armonico della personalità, o sia, alla società comunista.(K.Marx)

Quali debbono essere, allora, i  compiti effettivi da realizzare per produrre cambi nel contenuto del lavoro, nella struttura della produzione sociale, nel “fattore uomo” necesario per il progresso, nelle relazioni tra la società e la natura che rompano con la società attuale e conformino le premesse tecnologiche e materiali del comunismo?
La lotta per la liberazione sociale della classe lavoratrice, per Buzgalin, deve avvenire attraverso una rivoluzione democratica-popolare, in quanto per il cammino delle riforme non è possibile raggiungere una soluzione nè ai problemi socio-classisti nè a quelli globali. Il compito princiaple di essa è quello di rompere il potere e le strutture corporative-capitaliste burocratiche, creando un sistema politico consequentemente democratico. Questa rivoluzione può adottare la forma della lotta armata nel caso di resistenza da parte del potere del capitale corporativo e del vecchio apparato statale oppure di vittoria democratica e pacifica della classe lavoratrice. L’esito di tale rivoluzione è la base necessaria per la creazione di una rivoluzione socialista vittoriosa. Il compito fondamentale della rivoluzione democratica-popolare è la realizzazione di una democrazia di base e partecipativa, che rappresenta il sistema di relazioni di transizione da una democrazia borghese all’ autodeterminazione comunista. Essa deve cominciare dal controllo dal basso e massivo della vita economica e sociale, l’eliminazione dei privilegi e dei vantaggi della burocrazia, il controllo dell’ apparato statale da parte delle organizzazioni democratiche di massa, il riconoscimento e la realizzazione dei diritti e le libertà internazionalmente riconosciute all’ uomo (diritto di parola, di riunione,di associazione a partiti politici etc.), la demilitarizzazione dell’economia, la riduzione dell’esercito e della polizia segreta, l’ ampia utilizzazione della milizia popolare e di formazioni volontarie per il controllo dell’ordine pubblico, lo sviluppo multilaterale dell’ autogestione e autodirezione produttiva e territoriale, l’ aumento d’importanza dei movimenti democratici di massa, la formazione del potere legislativo secondo il criterio della rappresentazione dei deputati delle organizzazioni  produttive, territoriali e dei cittadini. I deputati di tali organi devono non solo possedere dei mandati imperativi affidatigli dalle unioni di base dei cittadini e dei lavoratori, ma anche l’ obbligo di render conto del proprio operato e la possibilità di essere sostituiti in qualsiasi momento. Infine, un potere giudiziario indipendente e libera attività dei partiti politici. Se il popolo partecipa constantemente nella contabilità e al controllo dello stato, nella presa delle decisioni a tutti i livelli, allora si sentirà padrone del proprio paese.  Secondo aspetto base e fondamentale è la creatività viva del popolo, che venne asfissiata nell’ URSS a causa dell’ imposizione della proprietà statale in ogni settore dell’economica. Solo il controllo e il potere popolare, l’entusiasmo delle masse e un alto livello di cultura possono evitare che il popolo si separi dal potere e lo tradisca, e far sì che nella gioventù cresca l’ interesse nella continuazione e nello sviluppo delle trasformazioni socialiste.

Il compito della rivoluzione socialista dovrà essere quello di creare una nuova società che dovrà dare risposta alle sfide del terzo millennio: garantire un avanzamento dell’ umanità verso il dominio di un mondo della cultura, della creazione, che sia accessibile a tutti e dove la società sia responsabile della salvaguardia della natura.
L’ esperienza del XX secolo dimostrò che né il capitalismo né il “socialismo reale” poterono realizzare questo supercompito. Pur avendo dimostrato il suo potenziale di creatività e entusiasmo delle masse, la possibilità di un’ autentica rivoluzione culturale e di sviluppo del settore tecnologico, il “socialismo reale” soffocò, egli stesso, questi risultati. La burocrazia li subordinò ai propri fini e interessi.
Il “nuovo” socialismo dovrà presupporre l’ estinzione delle relazioni mercantili, lo sviluppo dei meccanismi di regolazione post-mercato dell’ economia e la liberazione del lavoro tenendo conto della soluzione dei problemi globali e della natura. Tutto ciò grazie, innanzitutto, alla socializzazione del lavoro, al processo di associazione dei lavoratori e la partecipazione di questi nei meccanismi di produzione sulla base di programmi e normative statali (in un primo momento, ma non solo, nelle imprese finanziarie). Per socializzazione è intesa la crescita delle interrelazioni, delle interdipendenze e delle integrazioni nei vari settori produttivi. Le associazioni di lavoratori dovranno essere libere, volontarie e gestite democraticamente e in esse a tenere uniti gli affiliati saranno l’ attività sociale, l’ iniziativa personale, i propri interessi e non una forza esterna (la burocrazia, il capitale).
Durante la realizzazione di questi due obiettivi, il mercato rimarrà il meccanismo dominante. Qualsiasi forma di pianificazione generale e centrale condurrà indefettibilmente ad una parto deforme di quest’ ultima, dovuto alla sua burocratizzazione. Non è necessaria la statalizzazione dell’ intero sistema economico, ma essa dovrà limitarsi ad alcuni ambiti: risorse energetiche, beni essenziali, situazioni di monopolio, situazioni di sfruttamento che non portano benefici allo stato etc. Nelle imprese nazionalizzate dovranno essere mantenuti i diritti degli azionisti minori. Tutto ciò condurrà al superamento delle limitazioni del lavoro “ordinario” con fini unicamente materiali, per giungere al lavoro creativo il cui fine e motivo è il prodotto, la creatività è per sè stessa fine e stimolo. Il suo contenuto non è alienabile, lo è solo il prodotto materiale. Nascerà così un nuovo tipo di personalità, l’ uomo creativo, che ama e sa creare un mondo nuovo; si sostituisce all’ uomo economico, i cui fini e stimoli lavorativi sono subordinati a considerazioni utilitarie e di massimizzazione della ricchezza monetaria o di beni.
Sarà necessaria la costruzione di una struttura politica comunista; tale struttura non dovrà essere una “partito di avanguardia”, ma bensì una coalizione sufficientemente ampia cosituita da organizzazioni sociali e organi di autogestione. Dovrà impegnarsi nel mantenere il potere e nel realizzare la transizione completa al socialismo.
La liberazione delle premesse materiali-tecnologiche per l’ avanzamento verso una nuova società del lavoro, si realizzerà implementando quei settori che permettono uno sviluppo e una crescita creativa dell’ uomo: l’educazione, la salute, la scienza, l’ arte, la formazione cívico-sociale, in quanto la cultura deve coincidere con l’ essenza della società comunista.
Infine,  le soluzioni ai problema mondiali che affliggono l’ umanità dovranno essere affidate a organizzazioni veramente democratiche, che si conformino nella sfera della collaborazione internazionale e che difendano gli interessi fondamentali degli abitanti del nostro pianeta. La solidarietà internazionale delle forze di sinistra è un aspetto fondamentale, da non sottovalutare, per dare una risposta concreta alla soluzione di tali problemi.

Quale può e deve essere la strategia dei moderni movimenti della sinistra per la realizzazione di un nuovo socialismo?
I movimenti di sinistra dovranno impegnarsi innanzitutto nel promuovere la redistribuzione della ricchezza, su scala nazionale e internazionale, in favore dei lavoratori. L’intento sarà quello di aumentare la qualità della vita della classe lavoratrice nei paesi sottosviluppati e delle frange indigenti nei paesi sviluppati economicamente. Dovranno appoggiare le forme di autoorganizzazione dei lavoratori nate in contrasto non solo allo sfruttamento economico ma anche alla burocrazia e l’egemonia multilaterale del capitale. Dovranno affrontare un lavoro di propaganda e agitazione dal basso, oltre che ad una attività sociale di tipo ideologica-culturale volta alla superazione dell’ orientazione nazionalista della classe lavoratrice nei paesi capitalisti ed ex-socialisti. Dovranno promuovere quelle forme di gestione e contabilità del potere che creano “oasi di forme di transizione al socialismo”. Sarà necessario promuovere la liberazione, anche sia solo parziale, dell’ uomo dall’ egemonia del capitale corporativo: emancipazione della donna, difesa dei diritti degli immigrati, resistenza alle politiche imperialiste dell’ ONU, appoggiare l’arte popolare, promuovere nuove forme democratiche di educazione, criticare la pratica e l’ideologia della “società di consumo”, coordinare e radicare mondialmente organizzazioni anticorporative e democratiche di massa per arrivare alla creazione di organizzazioni e movimenti democratici nazionali e internazionali. Infine, promuovere le condizioni necessarie per lo sviluppo di situazioni antiegemoniche, e quindi democratico-popolari e socialiste nella società.

Quali dovranno essere le nuove forze motrici delle trasformazioni rivoluzionarie?
Gli sviluppi economici e tecnoglogici, la globalizzazione e l’ autoriforma del capitalismo post-classico hanno fatto si che la struttura sociale della comunità mondiale sia profondamente cambiata dalla formulazione delle prime teorie comuniste. La classe lavoratrice nei paesi sviluppati non è più, nella sua maggior parte, un proletariato industriale, ma bensì lavoratori impiegati nella sfera dei servizi e nel settore delle transizioni. Allo stesso tempo, nei paesi sottosviluppati, domina ancora il lavoro industriale e si conserva il lavoro manuale massivo. L’antica teoria relativa al proletariato urbano come unica forza rivoluzionaria interessata nelle transformazioni socialiste, esige oggi giorno una correzione. Dall’ altro lato, la stessa classe borghese ha subito una profonda trasformazione, essendo formata in parte dalla piccola borgehesia e importanti funzionari inseriti nel sistema corporativista e dall’ altro lato da uno stretto circolo di elite corporative che controllano la finanza, le relazioni di proprietà, la produzione e il potere statale. Risultato: la società non si divide semplicemente in proprietari del capitale e lavoratori salariati. Una frontiera estremamente mobile divide le classi capaci di esprimere potere e volontà rivoluzionaria e quali no: i conformisti e coloro che invece sono capaci di esprimere una creatività sociale congiunta, la creatività popolare.
I primi sono una funzione della struttura corporativa (dall’alto funzionario al lavoratore salariato preoccupato unicamente della vendita onerosa della propria forza lavoro e del compiere con le regole di una “vita decente”). I secondi sono soggetti nei quali è viva la volontà di trasformare la società nelle forme più varie i quali, rappresentano, in maggioranza, parti dei lavoratori salariati e coloro che sono impegnati nel lavoro libero e creatore (insegnanti, medici, artisti...). Questi, diventeranno la base sociale delle trasformazione socialiste, in misura che: siano oggetti dell’ alienazione e dell’ egemonia del capitale, abbiano assunto coscienza di tale fatto e di conseguenza abbiano iniziato ad attuare contro di essi sulla base di forme di autoorganizzazione, possiedano capacità (cultura) e esperienza per la creatività sociale autonoma, per promuovere le trasformazioni che portino dall’ alienazione alla nuova società.
                                                                                                                      Mattia Scolari

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