mercoledì 14 settembre 2011

Meno ore di lavoro, lavoro per tutti

Quale futuro per i giovani in italia?


Al giorno d’oggi l’inserimento giovanile nel mondo del lavoro è una questione complessa ed estremamente complicata. Per non parlare della possibilità di avere un posto fisso e la sicurezza di uno stipendio degno che possa permettere un inserimento all’interno tessuto sociale. I dati Istat parlano chiaro: la disoccupazione giovanile tocca percentuali tragicamente elevate. Il 29,4% della popolazione tra i 14 e i 25 anni è disoccupato. Rappresenta il tasso più alto registrato dal 2004. Di chi è la colpa di questa situazione?
Ovviamente del sistema economico asservito unicamente alle necessità e richieste delle imprese. Della classe politica poco interessata a rispondere agli effettivi problemi della società italiana. Del sistema scolastico poco avvezzo a formare gli studenti come cittadini consci e informati, sfornando il più delle volte ragazzini inesperti senza né le competenze né le conoscenze necessarie relative ai propri diritti e al mondo che li circonda e soprattutto, dal fatto che, la specializzazione sempre più in aumento del mercato lavorativo richiede esperienze consolidate che i ragazzi non possiedono e non possono possedere. La nascita dei contratti precari, avallata come un fenomeno favorevole per la capacità di rispondere alle esigenze del mercato e al contempo di creare maggiore occupazione, ha invece fallito nel suo intento, creando situazioni sempre più insostenibili, caratterizzate da un estrema flessibilità che in molti casi si traduce in nessun diritto e sfruttamento incontrastato per il lavoratore, che trova occupazione per pochi mesi e viene poi ricacciato in strada senza la possibilità di aver tratto particolari vantaggi economici e sociali da quell’ esperienza. Con l’affermazione contenuta nell’ art.35 della nostra Costituzione “la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni” sicuramente il costituente non si riferiva anche alle nuove forme di schiavismo e sfruttamento imposte oggi giorno. L’ utilizzo di tali forme contrattuali (contratto a termine, a progetto, lavoro interinale…) ha fatto si che l’inserimento giovanile nella società si tramutasse in un’ impresa assai ardua. Basti pensare che il 42,6% dei giovani non possiede nessun patrimonio immobiliare. Tutto ciò, ha fatto si che la disillusione giovanile nei confronti delle istituzioni sia molto diffusa e che molti di essi cerchino risposte in settori politici estremisti e pericolosi, demagogici e completamente menzogneri.
La realtà di numerosi paesi risulta, però, lontanissima da quella italiana. L’ Olanda registra un tasso di disoccupazione giovanile al 5,4%. Austria e Germania oscillano tra l’8 e il 10%. E’ anche vero che non siamo gli unici ad attestarci ad una situazione tanto disastrosa. La Francia tocca quasi il 19%, mentre la Spagna si ritrova invischiata in una situazione ancora più critica, con un percentuale di disoccupazione giovanile che raggiunge quasi il 40%. E’ proprio vero che lo slogan “meno ore di lavoro, lavoro per tutti”(che si poteva scorgere tra le mani di vari manifestanti “indignados” spagnoli) non è passato del tutto di moda. Quali le possibili soluzioni? La creazione di un reddito sociale per i disoccupati, bloccare le delocalizzazioni, rispolverare Keynes impiegando i disoccupati nella realizzazione di opere pubbliche, finanziare corsi di formazione che facilitino l’ inserimento giovanile nel mondo del lavoro, migliorare e finanziare maggiormente il sistema scolastico; ma soprattutto,servirebbe una classe politica dalla parte dei lavoratori, al fianco del popolo, che si interessasse veramente delle fasce più deboli e che avesse a cuore l’avvenire dei giovani investendo nel loro futuro.

Andrea Gorgone

*Tratto dal N° 8 de "Le Altre Voci del Naviglio" - Settembre

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